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Santuario Nuragico Santa Cristina - Paulilatino

Santuario nuragico di Santa Cristina

Questa bellissima area, vasta circa 10 ettari, comprende 3 zone di grandissimo interesse, ovvero il santuario nuragico, il villaggio nuragico e il novenario campestre; il tutto immerso in una folta vegetazione di piante d’ulivo e olivastro, con alcuni esemplari aventi un età di qualche millennio.

Le strutture presenti fanno pensare che nella zona vi fosse un agglomerato abitativo piuttosto grande, situato in corrispondenza di un importante nodo viario. Vi si trova una capanna delle riunioni, che pare avesse una funzione federale: al suo interno rimangono un lavacro simbolico e un piccolo altare destinato ai sacrifici di comunione. Presumibilmente la struttura, in forma conica, era coperta da legname.

Sempre all’interno del villaggio nuragico si trova una capanna allungata, datata III-IV sec. d.C., che probabilmente era addibita a magazzino o deposito.

Chiesa di Santa Cristina

Si trova nell'omonima località che prende il nome dalla chiesetta campestre, dedicata alla santa, intorno alla quale sorgono i muristenes (piccole abitazioni di proprietà di famiglie di Paulilatino) che formano un ampio piazzale piacevolmente ombreggiato da rigogliose piante d'olivo. La presenza di una chiesetta appartenente ai monaci camaldolesi di Santa Maria di Bonarcado è documentata fin dal secolo XIII, ma probabilmente la zona ha una frequentazione risalente al periodo bizantino. La costruzione attuale è frutto di numerosi restauri che hanno reso impossibile riconoscere lo stile originario: in particolare la facciata risulta alterata da un intervento novecentesco mentre su un fianco si conservano i contrafforti medioevali.

Nuraghi della zona di Santa Cristina

Nell’area di S. Cristina sono presenti ben 4 nuraghi, disposti nei declivi del pianoro in un raggio di circa 350 metri: uno nord-est, uno ad est, uno a sud-est ed uno a sud. Situati in posizioni nascoste, avevano probabilmente funzioni civili e militari oltre alla funzione sacro-religiosa. Il nuraghe forse più importante è quello monotorre di S.Cristina, integro nella sua struttura interna e risalente all’incirca alla metà del bronzo antico; probabilmente era una postazione di controllo del territorio.

Pozzo sacro di Santa Cristina

Il complesso di Santa Cristina è incentrato attorno al pozzo sacro di sofisticata architettura, chiuso da un recinto di forma ellittica a sua volta contornato da altre costruzioni (fra cui la sala delle riunioni).

La scala di accesso alla tholos sotterranea, sovrastata da un soffitto gradonato, si apre a ventaglio restringendosi gradatamente verso il basso. La tholos è costituita da una muratura in pietre basaltiche finemente lavorate, che nella parte superiore lasciano un foro dal quale entra la luce e l’aria. Attorno al foro, all’esterno, venne costruita un’area circolare chiusa da un recinto con sedili, alla quale si accedeva passando dal vestibolo. Durante il periodo tardo-punico il culto indigeno delle acque venne sostituito con quello delle greche Demetra e Core, che comunque costituiva l’interpretazione punica della religione fertilistica sarda. La stipe del tempietto di Demetra e Core ha restituito numerose kernophoroi, terracotte figurate, ceramiche e balsamari di pasta vitrea. La tecnica architettonica nuragica ha dato vita ad una struttura ogivale a nuraghe rovesciato, composta da pietre basaltiche a forma di T disposte in modo concentrico. La forma a T ha la funzione di scaricare il baricentro nello spessore murario. Sul fondo della scalinata il basamento accoglie l’acqua come fosse un piatto (di circa 2,5 m di diametro) tramite un canale scavato interamente nella roccia. L’acqua, proveniente da una sorgente, ha un livello costante che non supera mai l’altezza di 70 cm per la presenza di un sistema di drenaggio. La funzione del tempio era di luogo dedicato al culto delle acque, un culto di reminescenza neolitica, di purificazione e iniziazione. Un’altra funzione pare collegata alla teoria astronomica: esso infatti ha l’ingresso rivolto al sorgere del sole, e l’altezza e l’inclinazione dei gradini è costante per fare in modo che l’acqua fosse completamente illuminata solo in coincidenza col giorno dell’equinozio: in tale giorno si verificava un fenomeno di rifrazione completa.

Un altro fenomeno si verificava ogni 18 anni e mezzo, quando la luna piena al suo passaggio illuminava completamente il fondo del pozzo: pare infatti che la collocazione dei gradini non sia casuale ma il risultato di precisi calcoli astronomici.

 

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