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Comune di Oristano capoluogo della Provincia di Oristano Sardegna

Città capoluogo della provincia, conta circa 34000 abitanti. Sorta probabilmente come centro agricolo fin dal VI secolo d.C. (forse su un preesistente borgo romano), fu nella giurisdizione di Tharros e cominciò ad acquistare importanza con la decadenza di quel centro, sottoposto agli attacchi pirateschi e in crisi economica a causa dei diminuiti traffici commerciali nel Mediterraneo.

Assunse il ruolo di capoluogo del Giudicato nel 1070, quando venne parzialmente rifondata utilizzando materiali di spoglio provenienti da Tharros. Il borgo divenne sempre più grande e più ricco grazie anche alla posizione al centro dell'isola, che consentiva di controllare il transito delle merci.

Il momento più importante della storia di Oristano è quello medioevale, quando riuscì a restare libera, sotto la guida dei vari giudici e poi della giudicessa Eleonora, e con un abile gioco di alleanze evitò il dominio pisano, genovese e anche aragonese. Mantenne così una propria identità politica, espressa nella forma più alta dalla famosa Carta de Logu (Codice di Leggi del territorio), rimasta in vigore fino al principio dell'800.

La città subì, nel 1478, la conquista aragonese e poi il dominio spagnolo, che portarono ad una forte stagnazione economica: tutta una serie di pestilenze, di carestie, di tentate invasioni da parte di eserciti stranieri e i ricorrenti saccheggi pirateschi resero sempre precaria, in quei secoli, la sua situazione; furono scarsi anche gli sviluppi posteriori all'avvento del Regno di Sardegna.

A partire dal 1862, il rinnovamento urbanistico determinò la situazione attuale, con l'abbattimento di mura e torri e un inizio di espansione urbana oltre le scomparse mura: tale sviluppo è comunque divenuto notevole solo nel più recente dopoguerra, e oggi la città ha ripreso in pieno il suo ruolo di centro economico-amministrativo della Sardegna centro-occidentale.

Situata a sud del fiume Tirso, in pianura, verso il mare del Golfo di Oristano (da cui dista in linea d'aria 5 km), è circondata da fertili campi e rigogliose colture. L'economia per secoli è rimasta fortemente legata all'attività agricola, ma dopo la sua costituzione a capoluogo della quarta provincia della Sardegna nel 1974 ha subito una decisa evoluzione verso il settore terziario e dei servizi.

Antiquarium Arborense

Struttura nata nel 1938, è sita in via Vittorio Emanuele nel palazzo Parpaglia. Si articola in più sezioni disposte su due livelli: al piano terra le sale sono adibite a mostre temporanee mentre al primo piano sono esposte collezioni archeologiche di età neolitica, nuragica, punica e romana (bronzi e ceramiche nuragiche, anfore, lucerne, vasi di vetro, oreficeria e la notevole collezione di maschere figurate puniche; e ancora stoviglie e gemme romane); è inoltre presente una pinacoteca con dipinti di A.Mainas (sec.XVI) e le quattro tavole dello smembrato retablo di P.Cavaro, ciascuna con una coppia di santi. Il museo conserva l’importante collezione dell’avvocato Pischedda, che effettuò metodici scavi in particolare nella necropoli di Murru Mannu e nelle fortificazioni settentrionali romane di Tharros.

Cattedrale di Santa Maria

Denominata Cattedrale di Santa Maria de Aristano, è il primo edificio sacro sorto ad Oristano: originariamente doveva avere dimensioni e finiture assai modeste, dato che dell’impianto originale restano solo pochi elementi.

Soltanto nei rimaneggiamenti più recenti vennero alla luce le tracce delle antiche fondamenta: lungo l'area dell'attuale navata centrale e all'altezza della quarta e terza cappella, contigue al presbiterio.

All'antica chiesa sono riferibili due importanti lastre marmoree con bassorilievi bizzantineggianti, dovuti ad artista pisano del sec.XI, raffiguranti "Daniele nella fossa dei leoni" e "Due leoni che abbattono due cerbiatti".

Di manifattura artigiana rimane una figura acefala appena sbozzata, in origine adoperata come pila dell'acqua benedetta.

Rinnovata, o meglio ricostruita su un’altra preesistente nei primi decenni del 1200, la chiesa venne dotata di cappelle, coro e battistero in stile gotico.

La struttura originale riappare nelle parti erette intorno al 1250 e sopravvissute nel prospetto del convento claustrale della città.

La bella torre campanaria ottagonale risale, fino al secondo ordine di monofore, ai primi del '200: nel ‘700 fu poi costruito il terminale in stile barocco, con mascheroni nella cella campanaria e cupoletta a cipolla.

Accanto al portale laterale sinistro si notano i resti (abside quadrata e finestrone) della prima costruzione con volta a crocera, risalente al 1228, che oggi è diventata una cappella battesimale con fonte in stile barocco. La prima cappella a destra custodisce la statua lignea dell'Annunziata di N.Pisano, risalente al sec.XIV.

L'altare maggiore è ricco di marmi barocchi; alle sue spalle si trovano il coro ligneo e la grande tela della Madonna in gloria; al lato due grandi dipinti di G.Marghinotti (Adorazione dei Magi e Ultima cena, tutti del sec.XIX).

Dalla sagrestia dei Beneficiati si accede all'Archivietto, un piccolo ambiente sormontato da una cupola nervata poggiante su "scuffie" che costituisce un raro esempio nell'isola di transizione dal gotico al rinascimentale; nella sagrestia dei canonici si trovano invece mobili di pregio e tele del '600 e del '700.

Al piano superiore si trova l'Aula Capitolare, con il tesoro del duomo che comprende tele, paramenti, corali miniati, argenteria e due preziose protomi leonine in bronzo del 1228, unico resto del portale della cattedrale medioevale in cui fungevano da picchiotti. Vi si trovano inoltre i quattro vessilli strappati ai francesi durante l'assedio della città nel 1637.

Chiesa di S.Francesco

Situata alla destra del duomo, annessa al convento dei frati Minori, la chiesa è caratterizzata dal pronao neoclassico disegnato da Gaetano Cima (1838).

Ricostruita dopo la distruzione del preesistente edificio romanico (del quale sopravvive solo la porzione inferiore sinistra della facciata, in conci di trachite e calcare), ha l'interno a pianta centrale. In una cappella sul lato sinistro si trova il famoso Crocifisso di Nicodemo, capolavoro del '400 di gusto spagnolo. Nella sagrestia è sita la notevole opera "S. Francesco che riceve le stimmate" di P.Cavaro (1533), che ornava l'antica chiesa e insieme ad altre formava un retablo, le cui restanti parti si trovano presso l'Antiquarium Arborense. Sempre in sagrestia si ammira la statua in marmo di S.Basilio, opera di N.Pisano del 1368, mentre a richiesta si possono vedere preziosi arredi sacri (reliquiario di S.Basilio col cranio del santo, croce processionale d'argento, ecc).

Chiostro del Carmine

Annesso alla chiesa si trova l'ex Convento dei Carmelitani: semplice nello schema, si snoda intorno ad un chiostro quadrangolare con porticato coperto da volte a vela, con i vani disposti su tre piani. Al centro del chiostro si trova il pozzo che originariamente forniva l’acqua potabile. L’edificio presenta sulla via Carmine una facciata disadorna ma non priva di carattere, percorsa orizzontalmente da una sola cornice marcapiano. Completamente ristrutturato, attualmente è sede dei corsi istituiti dal “Consorzio uno” per le Università di Cagliari e Sassari; inoltre è spesso sede di mostre ed esposizioni temporanee.

 

Chiesa del Carmine

Ultimata nel XVIII secolo, è un significativo esempio di architettura piemontese: fu disegnata da G. Viana nel 1785.

Presenta un portale sovrastato da uno stemma, un’ampia finestra e un timpano triangolare. All’interno le due capelle circolari fiancheggiano l’unica navata.

Originale il presbiterio, suddiviso in due zone: la prima coperta da una volta a vela rettangolare; la seconda, su pianta a ¾ di ellisse, si conclude in una cupola a sua volta ellittica.

Chiesa di San Mauro Abate

La chiesa di S. Antonio, situata nella omonima via, era in realtà intitolata a San Mauro Abate. La facciata in stile neoclassico eclettico, sormontata da un frontone triangolare, è un aggiunta realizzata nel 1878 sul lato lungo della chiesa, quello appunto che dà sulla via S. Antonio.

Il prospetto frontale invece, più antico, è nascosto parzialmente alla vista dal muro in mattoni crudi di una casupola e da un tratto di mura giudicali.

La chiesa è realizzata in murature di tipo misto, come laterizi, blocchi di basalto e di arenaria e mattoni cotti per la copertura; sul lato destro è presente una cella campanaria a vela. L’interno è a tre navate, divise da due file di pilastri rettangolari che sostengono archi ribassati e coperture a botte. L’ambiente risulta arioso e accogliente nonostante le ridotte dimensioni. Nelle forme attuali l’edificio risale al 1500 o al 1600. Comunemente indicata come chiesa di S. Antonio, la chiesa di S. Mauro fù sede, in coabitazione, del Gremio dei Calzolai e della Confraternita della Pietà, che aveva il compito di assicurare un funerale dignitoso ai poveri: la scoperta che il santo titolare della chiesa era S. Mauro deriva appunto dallo studio dei documenti del Gremio e della Confraternita. La vera chiesa di S.Antonio si troverebbe invece nell’area attualmente occupata dal Distretto Militare.

Chiesa della Maddalena

La chiesa è un'opera di transizione dal romanico al gotico: potrebbe essere stata costruita tra il 1325 e il 1350. La facciata è tripartita da lesene e presenta nella parte alta un fregio di nove archetti romanici; ancora più in alto si trovano otto archetti pensili gotici.

Il semplice portale, sormontato da un architrave con arco di scarico rialzato, ha al centro un oculo che ricorda forme pisane. La chiesa misura circa 7 x 18 x 3 metri, compresa l'abside rettangolare illuminata da una bella bifora gotica. L'esterno dell'abside (decorata da un pluviale figurato) e la fiancata destra presentano un fregio ad archetti romanici pensili a pieno centro.

Chiesa di Santa Chiara

Passando per la via Garibaldi si raggiunge la chiesa di S. Chiara: ricostruita in stile gotico negli anni successivi al 1343 su un precedente edificio, è in conci di arenaria e presenta nella facciata due monofore e un rosone sovrastato da un campanile a vela. L’interno, molto suggestivo, ha l'abside quadrata ornata da una bella bifora e volta a crocera. Nei quattro peducci pensili dell’abside è interessante la raffigurazione dei giudici fondatori (Mariano II dei Bas-Serra, Pietro III, sua moglie Costanza e Mariano IV) qui sepolti.

Purtroppo della chiesa originaria restano solo alcune mensole zoomorfe in legno intagliato, delle travi, tre sigilli, l’antica campana del coro e la Regola di papa Urbano IV; l’ultimo restauro ha poi portato alla luce un’antica bifora, delle monete e la “Ruota” del Trecento. Sulla destra della chiesa è presente il convento delle Clarisse: risalente al 1320 circa, ha un chiostro di grande effetto, purtroppo non visitabile perché le monache sono di clausura.

Chiesa di Santa Maria Assunta

Di origine romanica, si erge al limite del centro storico in direzione sud-ovest. Fu edificata nel 1288 per volontà del Giudice Arborense Mariano II e dell’arcivescovo Torchitorio, e subì nel 1700 delle importanti modifiche. Fu poi ampliata nella metà del secolo scorso, e dopo i numerosi interventi di rifacimento conserva oggi solo pochi elementi delle precedenti strutture romaniche e gotiche.

La facciata (che non venne mai portata a termine) è in conci d’arenaria e presenta un caratteristico portale sormontato da un timpano spezzato e da una finestra posta tra due nicchie. L’interno è caratterizzato da diversi stili. La pianta a croce latina è a navata unica con volta a botte, fiancheggiata da tre cappelle per lato. Di particolare importanza è la duecentesca cappella del Rimedio situata nel transetto destro, mentre dietro l’altare maggiore si trova un coro ligneo settecentesco e la tela ovale che rappresenta la Madonna in Gloria, di incerta attribuzione.

Accanto alla chiesa si trova l'ex convento, trasformato parzialmente in Ospedale Civile.

Chiesa di Sant'Efisio

Chiesa settecentesca situata nell'omonimo quartiere: la penultima domenica di settembre vi si svolge la popolare festa di S. Efisio.

Chiesa di San Martino

La chiesa di San Martino, situata nell’omonima via, sorge sul sito corrispondente alla necropoli di un insediamento romanico. L'edificio, di origine romanica, ha subito numerose ristrutturazioni e un'intonacatura in età moderna: l'impianto originario è ad aula mononavata con copertura lignea ed abside quadrangolare con volta a crociera. Facciata e fianchi hanno un aspetto neo-gotico, assunto nel nostro secolo; i tratti di paramento murario medievale in vista sono di conci di arenaria di media pezzatura. Nella testata absidale si apre una larga finestra con centina ogivale sopraccigliata e bifora ampiamente risarcita. La mostra è goticamente sagomata con colonnine, successione di modanatura a toro, pianetto e gola, capitelli e peducci fitomorfi decorati con foglie a crochet. Nel '400 è stata aggiunta la pregevole cappella dei Condannati a morte (sul lato sinistro), con volta stellare.

Torre di Porta Manna o di San Cristoforo

Poderosa costruzione edificata da Mariano II nel 1291, alta complessivamente 28 metri, è l'unico esempio di rilievo dell'architettura militare medioevale oristanese.

La struttura, che si erge sopra un alto stilobate bugnato, ha pianta ad “U” e presenta tre massicci lati in conci di arenaria, mentre il lato interno è aperto.

L'arco, che costituiva anche la porta d'accesso alla città su questo lato, reca l'iscrizione con la data di edificazione. Il corpo superiore rientrante, edificato in epoca posteriore, contiene una campana alta un metro e mezzo datata 1430.

Situata nella piazza Roma, purtroppo è accessibile al pubblico solo in occasioni particolari, come ad esempio la Sartiglia.

Casa di Eleonora

Dietro la torre di Porta Manna, nella via Parpaglia, si trova la cosiddetta casa di Eleonora d'Arborea: in realtà si tratta solo di un dignitoso esempio di abitazione del '500, dunque posteriore all'età giudicale, sopravvissuta alle distruzioni dei secoli successivi.

Palazzo Siviero o Palazzo Arcais

A destra della torre di Porta Manna comincia il corso Umberto I, noto localmente come via Dritta, fiancheggiato da antichi e pregevoli palazzi.

Notevole è il palazzo Arcais, con l'alta cupola campaniforme impostata su un tamburo ottagonale e ricoperta da squame maiolicate policrome.

Il cupolino da luce allo scalone interno che, dopo la prima rampa, si biforca e conduce ai piani alti del palazzo.

Alla fine del ‘700 risalgono i bei balconi in ferro battuto, simili a quelli presenti nelle due tribune interne al Duomo.

Recentemente restaurato, è destinato ad ospitare mostre ed esposizioni temporanee.

Piazza Eleonora

Nel cuore del centro storico della città, la piazza di forma allungata e irregolare ha mantenuto l’impronta classicista conferitale nella prima metà dell’ottocento.

Vi si affacciano alcuni dei più importanti edifici della città, come l’elegante palazzo Corrias-Carta, situato all’angolo col corso che parte da piazza Roma e termina nella piazza e l’ex Palazzo Comunale.

Sul lato opposto si trova il palazzo Mameli, dai raffinati balconcini in ferro battuto. Al centro, a fronteggiare l'ex Convento degli Scolopi risalente al '600 (attualmente sede del Municipio) si trova l'ottocentesco monumento dedicato alla Giudicessa, opera dei fiorentini Ulisse Cambi e Mariano Falcini.

Istituto degli Scolopi

La tradizione vuole che nell’area in cui sorge l’attuale complesso esistessero una sinagoga e altre strutture gestite dagli ebrei. La chiesa fu soggetta ad un primo intervento di ristrutturazione ai primi dell’800.

Dopo aver ospitato numerose istituzioni e uffici pubblici, è ora sede del Municipio, mentre la chiesa di S.Vincenzo è stata trasformata nella sala del Consiglio Comunale: la pianta ellittica che la caratterizza è da imputarsi appunto al coro, risalente alla tradizione tardobarocca.

Palazzo Corrias-Carta

Il palazzo, che si affaccia su piazza Eleonora, venne fatto erigere a metà dell’800 dal nobile oristanese Giuseppe Corrias. Purtroppo i rilievi originali sono andati perduti e perciò non è possibile conoscere l’anno di avvio dei lavori di costruzione; esiste comunque una sua planimetria risalente al 1859.

Torre di risvolta di Portixedda

Situata di fronte all’attuale Largo Mazzini fu costruita prima del 1131, come testimonierebbe la muratura in pietra raccordata dalla malta, con conci irregolari. Subì poi delle importanti modifiche intorno al XIII-XIV secolo, come si può notare dal materiale impiegato per l’apertura delle saettiere.

In origine doveva raggiungere un’altezza ben più elevata; la parte di struttura residua è visitabile ed è presente anche una guida disponibile a fornire spiegazioni sulla storia del baluardo difensivo.

Palazzo del Seminario Tridentino Arborense

L’imponente seminario diocesano chiude a sud l’ampia piazza del Duomo. Del modesto edificio originario nulla è rimasto, mentre continui interventi di ampliamento hanno modificato l’edificio attuale fino ai primi del ‘900. Nel 1744 venne portato a compimento il corpo centrale mentre la parte orientale venne terminata nel 1794.

All’interno del seminario si trovano ampie sale e spaziosi corridoi, nonché un bel salone centrale di gusto settecentesco. Sulla facciata austera, con paramento murario di pietra e mattoni cotti, risaltano lesene lisce di grandi dimensioni che interrompono il ripetersi delle finestre.

Fornace Alquati

Distante poche centinaia di metri dalla stazione delle FS, l'ex fornace per laterizi è di proprietà privata ed è accessibile previa autorizzazione.

Il complesso è articolato in vari caseggiati (2 i principali) nei quali si svolgevano le operazioni di macinazione e formazione dei mattoni, poi messi ad asciugare in un grande forno. Gli edifici non presentano particolari esterni interessanti mentre all'interno restano da vedere alcuni particolari costruttivi e i macchinari, ancora in buono stato.

TORREGRANDE (frazione di Oristano)

La borgata marina di Torregrande è raggiungibile da due strade: da Oristano, passando dal bivio di fronte al santuario della Madonna del Rimedio, oppure da Cabras. La grande torre situata al centro del paese (risalente al sec. XVI) è la maggiore delle 80 torri erette dagli spagnoli a protezione delle coste sarde, destinata a difendere il porto che, al momento dell'invasione francese del 1637, era ubicato nei pressi della torre. Oggi Torregrande è una vivace cittadina turistica dotata di un lungomare sul quale si affacciano moderni locali.

RIMEDIO (frazione di Oristano)

Santuario della Madonna del Rimedio

Uscendo da Oristano e dirigendosi verso Torregrande, nei pressi dello svincolo che porta a questa nota località turistica si trova la chiesa del Rimedio, venerato santuario in cui poco rimane dell'originaria struttura medioevale a causa delle modifiche ottocentesche.

La chiesa a croce latina faceva parte del villaggio medioevale di Nuracraba, scomparso nel XVIII secolo. Segno della grande devozione nell'Oristanese per la Vergine del Rimedio, la leggenda vuole che sia stata edificata in seguito all'invocazione di un sedilese, messo alla tortura come sospetto protettore di pericolosi malviventi.

Il santuario, consacrato il 13 maggio 1956, fu elevato alla dignità di basilica minore con lettera apostolica del 26 aprile 1957.

Presso la chiesa gli scavi hanno documentato la presenza di vasellame punico e di kernophoroi; indizio quest’ultimo di un luogo di culto dedicato a Demetra e Core.

Portale di Vitu Sotto

Poco oltre la facciata della chiesa del Rimedio si trova il fastoso portale di Vitu Sotto, in stile piemontese "rococò" del 1780, che dava accesso alla adiacente tenuta agricola. Con i suoi otto metri d’altezza costituisce il più imponente portale di campagna dell’isola.

La sua ubicazione, sul bordo di una stretta strada di campagna, suggerì di adottare una soluzione particolare per permettere ai carri un accesso più agevole: l’asse del fornice è inclinato rispetto al piano di prospetto, in maniera da creare uno sguancio più pronunciato sul lato sinistro del portone stesso.

Questa soluzione, oltre ad assolvere egregiamente le sue esigenze funzionali, funge anche da correzione ottica permettendo una armonica visione della struttura malgrado il ristretto spazio a disposizione.

MASSAMA (frazione di Oristano)

Parrocchiale di Santa Maria Assunta

La parrocchiale dell'Assunta, risalente al '600, ha un notevole portale scolpito in pietra trachitica del 1750 e un bel battistero del 1777.

Il portale è l’unica parte rimasta della facciata originaria, che ha subito numerose modificazioni. Forse risalenti nella metà del secolo XVIII, si notano motivi gotico-catalani, rinascimentali e barocchi fusi con notevole eleganza.

La chiesa, col suo campanile dal cupolino a cipolla e il vicino “Oratorio delle Anime” (il cui tiburio è stato rifatto in forme tardo rinascimentali nel ‘700), formano un complesso notevole e molto interessante da vedere.

Chiesa di S.Nicola di Marsima

La chiesa di San Nicola, adibita a Oratorio delle Anime, si allinea con la facciata alla parrocchiale di Massama. Il toponimo Marsima deriverebbe dall’ubicazione dell’abitato lungo la via Maxima, attivata in età romana fra Tharros e Forum Traiani.

L’ipotesi dell’origine alto medioevale della chiesa si basa (oltre che sulla dedica al santo vescovo di Mira) sulla sua pianta cruciforme, peculiare in quanto il braccio orientale della croce greca è sostituito da un'ampia abside che si espande con profilo "a ferro di cavallo". Le murature esterne dell’edificio risultano invece messe in opera con la stessa tecnica riscontrabile nella parrocchiale, perciò deve ritenersi che l’edificio in realtà derivi dall’ampliamento settecentesco di un’aula romanica mononavata con copertura in legno, di cui rimangono la facciata a nord-est e il tratto contiguo del fianco sinistro, concluso da croce a listello. Il paramento della facciata, a spioventi con campanile a vela, è in conci di media pezzatura in arenaria e basalto.

SILI' (frazione di Oristano)

Chiesa di S.Maria Maddalena

La chiesa si trova appena fuori dell’abitato di Oristano, lungo la strada per Simaxis. Il sito corrisponde ad un insediamento romano e bizantino. Mancano notizie precise sulla fabbrica gotica della chiesa, ascrivibile alla metà del XIV secolo.

L’impianto è a navata unica, con copertura originaria in legno (della quale si conservano alcune capriate policrome e mensole lignee) e abside quadrangolare voltata a crociera costolonata.

Delle strutture gotiche restano l’abside, il fianco meridionale e la facciata tripartita, che conserva interamente il paramento in conci trachitici e calcarei, con archetti a ghiera sgusciata a tutto sesto che accompagnano la cornice basale del frontone.

Il portale architravato e lunettato ha capitelli con decoro fitomorfo e arco di scarico semicircolare sopraccigliato; nel fianco meridionale si trova un portale analogo, con sopracciglio a punte di diamante.

 

Indicazioni Stradali
     

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