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Miniera di Capo Becco a Carloforte nel Sulcis Iglesiente

 Scheda Tecnica

Comune:Carloforte

Regione: Isola di S. Pietro (Arcipelago del Sulcis)

Estrazione minerali principali: manganese

Altimetria media: 90 metri

Proprietà: privata


Itinerario: si può raggiungere percorrendo la strada che dal centro abitato di Carloforte va al porto e alle saline, si svolta a destra per Capo Sandalo. Dopo alcuni chilometri s’intravedono i resti della laveria Macchione. La strada si fa poi tortuosa e dopo 1,5 km si giunge nei pressi della miniera. Ad un certo punto però si procede a piedi. Si consiglia l’utilizzo della carta topografica.

Il villaggio minerario: le poche abitazioni del villaggio minerario si affacciano sulle selvagge scogliere della parte occidentale dell’Isola di S. Pietro. Si può ammirare la graziosa villa del responsabile della miniera, i ruderi di un vecchio camerone e un vecchio imbocco della miniera parzialmente franato. Vi è un altro importante imbocco, denominato San Carlo.

In lontananza, nella riva, s’intravedono i ruderi dei silos dove veniva accumulato il minerale. La piccola spiaggia era un punto d’approdo per i battelli.

Il percorso storico della miniera: nella seconda metà dell’800, Pietro Chareyze s’interessò alle magnifiche ocre di manganese dell’Isola e individuò, nelle località di Capo Rosso e Capo Becco, un grosso e importante giacimento. Nel 1873 gli fu concesso il permesso di coltivazione.

Nel 1877 la miniera passò nelle mani di Edmondo Pilot, che voleva intraprendere rapporti commerciali con Marsiglia e per questo fece costruire due piccoli forni, che risultarono però inadeguati, così il minerale non trattato fu trasportato in Francia.

La gestione della miniera passò poi sotto il controllo della ricca famiglia Bellegrandi, che portò un significativo risultato a livello produttivo e un aumento delle vendite.

In poco tempo il complesso minerario divenne rilevante per il tessuto economico dell’Isola di S. Pietro. Nel frattempo sorse un piccolo e modesto villaggio che accoglieva poche famiglie di minatori.

Nel 1921 si costituì a Roma la Compagnia Mineraria di Capo Rosso alla quale la ricca famiglia Bellegrandi cedette parte della miniera di Capo Becco. Intanto si verificò un calo dei lavori.

Solo negli anni Trenta, dopo l’apporto economico dell’ingegnere tedesco Otto Kassel, si riprese l’attività produttiva, che ottenne ottimi risultati.

Nel 1937 la miniera fu concessa all’AMMI, che aveva però uno scarso interesse verso le possibilità estrattive e lo sviluppo.

Nel 1950, grazie a un nuovo ed efficiente impianto, l’attività si risvegliò. Qualche anno più tardi la gestione fu affidata a Eraldo Uccheddu, dipendente della famiglia Kassel, che proseguì i lavori sino al 1977, quando tutto si fermò definitivamente.

Gli impianti della miniera sono di notevole interesse storico e architettonico, l’intera zona è inoltre davvero bella, selvaggia e spettacolare, importante sotto l’aspetto naturalistico e faunistico l’intera scogliera sulla quale sorgono gli impianti e tutto il tratto di costa.

 

Indicazioni Stradali
     

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