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Comune di Paulatino nel Guilcer in Provincia di Oristano Sardegna

Grosso centro pastorale disposto su un lieve declivio del settore meridionale dell'Altopiano di Abbasanta, non lontano dal "gradino" che da accesso al Campidano di Oristano.

Percorrendo la statale 131 in direzione Sassari, a soli 4 km da Santa Cristina si giunge nell'abitato: il numero dei suoi abitanti si aggira intorno ai 2800, per una superficie di 103,8 km2 circa.

Posto a 280 m.s.l.m., il suo nome significa "palude prosciugata" e deriva dal fatto che vi si eseguì la prima bonifica sarda, con il prosciugamento di una palude presso il paese.

Nel periodo medioevale appartenne al Giudicato di Arborea, subì la dominazione aragonese e spagnola e divenne feudo della "encontrada" di "Parte Ocier Real".

Caratteristica la struttura delle vecchie case, costruite in pietra basaltica di colore scuro senza intonaco: alcune conservano ancora sull'uscio le pietre di appoggio ("sos mureddas") per salire a cavallo e gli anelli in ferro per legare gli animali.

Paulilatino, attualmente centro pilota dell'I.S.O.L.A., vanta ottimi formaggi e vini; fiorente è anche l'artigianato tessile (tappeti) e del legno (mobili in stile sardo).

Parrocchiale di San Teodoro

Chiesa gotico-aragonese derivante da una precedente struttura risalente al XIV secolo, è interessante per il caratteristico portale ornato del '700 e per il campanile a canna quadrata con coronamento a balaustra e lanternino a cipolla.

 Chiesa della Madonna d'Itria


Risalente al '700, presenta sul lato destro un contrafforte.

Museo Archeologico-Etnografico

Nel centro storico del paese, caratterizzato dalla presenza di vie e case realizzate con la tipica pietra locale (basalto) si erge il palazzo Atzori, ora sede del museo Archeologico Etnografico. L'imponente edificio (risalente alla fine del 1700) composto da 14 sale espositive poste su tre livelli, appartenne ad una ricca famiglia di Paulilatino. La fruizione al pubblico dello stabile è consentita dal 22 ottobre 1995.

L'esposizione attuale si articola in una sezione archeologica (in allestimento) ospitata al piano terra e in una ricca sezione etnografica ospitata al primo e secondo piano.

Curiosi gli spioncini situati in diverse zone della casa (anche nel pavimento) per controllare gli ingressi principali. All'interno numerosi sono gli oggetti che testimoniano l'esistenza di una civiltà agro-pastorale del paese: tra essi spiccano cassapanche, abiti, telai, occhiali, costumi sardi, un letto, una culla, gambali, selle e staffe. Oggetti che non sono di proprietà della famiglia Atzori, in quanto alla loro partenza i ricchi possidenti non hanno lasciato nulla nella casa.

La cucina è piccola e veniva adoperata dalla servitù, mentre i proprietari utilizzavano la sala da pranzo.

Su una parete ritroviamo anche una foto del proprietario, il notaio Atzori, che ha esercitato nel corso dell'800. L'abitazione, che sorge in una zona di confine tra il Monte Ferru e il Barigadu, presenta al terzo piano un'ampia terrazza (ora chiusa e coperta) prima destinata ai militari che la utilizzavano come postazione di controllo delle tre vie principali del paese.

Fonte Su Cantaru Mannu

La fontana, costruita nel 1866, è costituita da un monumentale parallellepipedo che serve da basamento per una statua di gusto purista. La statua rappresenta un efebo nudo, con un braccio proteso ad indicare la sorgente che alimenta l’acquedotto.

Nuraghe Lugherras

Dal paese si prende la strada per Bonarcado, la si percorre per 3 km, quindi si svolta sulla destra in una stradina di campagna non asfaltata che si percorrerà per circa 2 km: sulla sinistra, nelle immediate vicinanze della strada, si trova il nuraghe.

È uno dei più imponenti della zona, situato a dominio del piano verso sud: la sua importanza strategica è evidenziata dalla complessità della struttura, oltre che dalla sua utilizzazione come fortilizio sino all’epoca punica.

Comprende un mastio databile intorno al 1000 a.C. e un bastione trilobato (IX-VII sec. a.C.) che include un cortile difeso da una torretta (aggiunta nel VII VI sec. a.C. insieme ad una cortina con quattro torri angolari).

Tra la fine del sec.VI e l’inizio del V la fortezza fu smantellata dai Cartaginesi, e fino a tarda epoca imperiale venne utilizzata come sacello punico e romano dedicato a una divinità agreste.

Negli scavi fu rinvenuto parecchio materiale di varie epoche, tra cui numerosi ex voto fittili (specialmente lucerne o lugherras, da cui il nome del nuraghe), statuette di divinità, monete di bronzo e d’argento puniche e romane.

Nuraghe Perdosu

Nei pressi di questo nuraghe, del tipo a corridoio della prima fase, si trova una tomba dei giganti in struttura poliedrica in origine forse priva di stele.

Nuraghe Oschina

Tomba di Giganti di Muraguada

Edificio funerario di tipo nuragico, molto simile alla tomba di giganti di Sa domu‘e s’Orcu di Siddi. La camera a sezione ogivale è lunga m 4,5 ed è contenuta in un corridoio lungo poco più di 10 m, fornito di esedra nella parte anteriore.

L’edificio è raggiungibile seguendo la vecchia strada (che corre parallela alla 131) che da Paulilatino conduce a Bauladu: si procede per circa 5 km fino a raggiungere una tortuosa strada sulla sinistra per poi percorrerla in salita per circa 900 metri. Raggiunto un passaggio a livello si percorrono altri 200 metri sulla destra camminando parallelamente alla linea ferroviaria: il monumento è a pochi metri dai binari sulla sinistra.

Tombe di giganti di Goronna

Si tratta di due tombe di giganti costruite nei pressi di una struttura megalitica, probabilmente uno pseudo-nuraghe. La più grande ed interessante è lunga 24,6 m ed è di tipo dolmenico-ortostatico: mostra un corpo rettangolare absidato nella parte posteriore e un’esedra a semicerchio nella parte anteriore, al centro della quale si apre un piccolo portello che immetteva in un corridoio capace di accogliere qualche centinaio di cadaveri. Al centro dell’emiciclo, evidenziato da enormi blocchi di trachite basaltica (probabili simboli divini), si trova una robusta stele centinata monolitica, spezzata in corrispondenza della lunetta superiore. L’arredo funerario consisteva in elementi di pietra e terracotta, caratteristici della Cultura di Bonnanaro II.

 

Indicazioni Stradali
     

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Destinazione :  oppure