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Comune di Solarussa nel Campidano in Provincia di Oristano Sardegna

Solarussa, il più popoloso paese della zona, è un centro agricolo di 2700 abitanti situato nel fondovalle del Tirso.

Appartenne al giudicato di Arborea, fu poi feudo degli Arcais e successivamente dei Flores Nurra. Attorno all’attuale abitato esistevano nel passato piccoli insediamenti umani, dei quali oggi restano solo le rovine.

Il significato del nome Solarussa deriva dall’unione di una serie di parole: “Sola” significa suola di pelle, “Russa” è una variazione di “Grussa”, cioè grossa o spessa. Probabilmente nel medioevo in questa zona veniva lavorata la pelle ed esistevano delle concerie, delle quali oggi non esiste più traccia.

Il paese oggi è moderno e sono quasi del tutto scomparsi i grandi portali e le case in “ladiri”, i mattoni in fango crudo.

Solarussa è uno dei maggiori produttori della famosa “Vernaccia”, il tipico vino dell’oristanese, ma vengono prodotte anche altre varietà.

 

Chiesa di San Pietro Apostolo

La parrocchiale intitolata a San Pietro apostolo venne costruita alla fine del Seicento, ma subì importanti rifacimenti tra il 1835 e il 1840.

Il curioso campanile presenta dapprima una sezione quadrata, sulla quale si innesta a mezza altezza la parte terminale a sezione ottagonale.

All’interno sono presenti due belle tele di Pietro Angeletti mentre all’esterno, affiancato alla parrocchiale, si trova l’Oratorio delle anime, edificio sacro risalente al XV secolo.

La bellissima facciata dell’Oratorio è realizzata in blocchi basaltici di medie dimensioni regolarmente tagliati.

Chiesa di S.Gregorio Magno

La chiesa, costruita sulle rovine di un edificio più antico, sorge in un sito campestre con attestazioni nuragiche. Nel corso dei lavori di restauro sono emerse una pavimentazione romanica, una tomba a cassone e le mura di un'aula altomedioevale. La fabbrica romanica coperta in legname è in cantoni basaltici di medie dimensioni provenienti dalle cave locali, con contrasti in bicromia.

 

Nella facciata e nel fianco nord si aprono portali architravati e lunettati, con arco di scarico in conci bicolori. Anche l’interno, come l’esterno, è spoglio: un'unica navata coperta a capriate, con abside semicircolare nella quale si aprono monofore a doppio strombo come quelle presenti sui fianchi. La costruzione, risalente al XIII secolo, è appartenuta ai monaci Camaldolesi.

Chiesa della Madonna delle Grazie

Chiesa di antica origine risalente al duecento. La struttura interna è a tre navate mentre l’esterno è caratterizzato dai due campanili progettati da Giuseppe Cominotti. È stata restaurata più volte a partire dal XVII secolo. La volta fu affrescata nel 1936 dal pittore Carlo Contini.

Complesso nuragico di Pidighi

In località Pidighi, ai confini con Bauladu a circa 5 km dal paese, si trovano i resti di alcuni monumenti e insediamenti nuragici: particolarmente importanti sono i nuraghi Pidighi e Muru Accas, distanti 350 metri l’uno dall’altro e situati nel parco comunale di "Pidighi".

Uno scavo parziale ha evidenziato che attorno al nuraghe Pidighi si trova un insediamento, costituito da aree adibite ad abitazione alternate a cortili di varie dimensioni e forme.

Nello stesso parco si trovano i resti di una struttura a ferro di cavallo risalente al periodo del Bronzo Medio finale (1400-1300 a. C.), ampliata in seguito con un recinto a semicerchio.

Nel complesso tutto l’insediamento di Pidighi è abbastanza ben conservato, con le strutture nuragiche ancora sepolte ma non modificate da utilizzi in epoche successive.

 

Indicazioni Stradali
     

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